Le canzoni dell’estate, quelle vere.
Quelle che non c’entrano niente con i tormentoni e col mercato della musica.
Quelle che non è detto che tu debba per forza sentire in ogni lido, ma che ti capitano addosso per caso e poi ti si attaccano e ti accompagnano per tutta la stagione.
Ogni nostra estate è segnata da alcune canzoni che non erano previste ma che poi sono arrivate. E non conta che siano vecchie o nuove, belle o brutte.
Arrivano, ti prendono, e poi rimangono lì. E te puoi farci poco.
Per esempio qualche notte fa, mentre tornavamo in macchina dalla prima giornata del VIVA! Festival, siamo finiti per caso su Radio Deejay che ha sparato in sequenza Two Months Off degli Underworld and It Began in Africa dei Chemical Brothers mixata l’una con l’altra. Con il “KA KA KA KA KA KA KA” del pezzo dei Chemical Brothers che entra perfetto sulla coda di quello degli Underworld e noi in macchina stanchi, sudati, non oso dire pure felici, che alziamo il volume a palla e muoviamo le mani facendo il gesto della legna.
Ecco, una cosa piccola piccola che pure finirà nella lista delle cose successe in questa strana estate 2024. Per chi si accontenta.
Alle canzoni dell’estate ho dedicato una nuova playlist “Ferrarrosto”, che come le precedenti (2022, 2023) si trova su Spotify.
Sono 40 canzoni per due ore di musica, tutte più o meno pubblicate nell’ultimo periodo e con una scaletta pensata (nel senso che si può ascoltare in ordine, ma poi se le ascolti in shuffle va bene lo stesso e sono cazzi tuoi).
Ho accumulato canzoni nel corso delle ultime settimane, alcune poi le ho eliminate, ma ho fatto le prove: questa playlist va bene per essere ascoltata al mare se non state facendo un cazzo, ma pure in viaggio, in macchina e in treno e dove vi pare.
L’orario perfetto è quello del tramonto, ma pure come sottofondo del pranzo.
E se siete in barca poi non vi dico che è perfetta ma è perfetta.
Insomma “Ferrarrosto Vol.3”, lo trovate qui:
Il giorno del mio compleanno - il 2 agosto - è uscito il nuovo disco di ¥$ ovvero il progetto congiunto di Kanye West e Ty Dolla Sign.
Ci tengo a specificarlo essenzialmente per un motivo: “Vultures2” - proprio come “Vultures” - non è un disco di Kanye West ma è un disco di Kanye West con Ty Dolla Sign. Sta nello stesso campionato di “Watch the Throne”, l’album di Kanye e Jay Z e “Kid See Ghost” , quello di Kanye e Kid Cudi e, appunto del primo “Vultures”.
E nonostante questo, nonostante non vada messo a confronto con i vari “College Dropout”, “Donda” etc etc, è comunque il disco peggiore partorito da Kanye West.
Non una truffa rimossa dalla storia come “Donda2”, ma è la prima volta che qualcosa fatta da Kanye esca con cosi poco hype e susciti un interesse davvero scarso anche tra quelle persone che lo hanno sempre seguito e ascoltato - nonostante tutto - con interesse.
La sensazione è che l’ossessione di fare la guerra alla cancel culture lo abbia portato a a cancellare se stesso. Toglierlo dai radar o, peggio ancora, farlo diventare una mezza specie di parodia. Quello che ti fa dire: “Vabbè, è Kanye!” e quasi sempre non in senso buono. Peccato, perché ovviamente qualche idea buona c’è, ma la sensazione generale è che sia un disco buttato un po’ via con dentro le solite cose che faranno incazzare quelli che ben pensano ma senza niente che ti faccia un minimo sussultare.
Anzi, spesso ti ritrovi a apprezzare la voce e lo stile di Ty Dolla Sign e alzare gli occhi al cielo quando arriva Kanye con le solite cazzate.
Mancano anche tutte le mattate che, in qualche modo, avevano caratterizzato la fase della carriera cominciata con “Yeezus”. Cioè quell’elemento di follia che ti portava ad ascoltare le sue canzoni e i suoi album senza sapere bene cosa aspettarti e spesso trovando elementi spiazzanti e improvvisi all’intero delle stesse tracce.
”Vultures 2” è un disco medio. Di quella medietà che tracima purtroppo nella noia.
La morte di Steve Albini mi ha colpito molto.
Al punto che avevo scritto qualcosa anche qui, ma poi ho preferito non inviarlo e lasciarlo in draft. Che ultimamente parlo così tanto di morte, temo così tanto la morte, da esserne diventato talmente ossessionato che forse preferisco celebrare la vita.
E Steve Albini è un sacco di cose ancora vive e che lo saranno per sempre.
C’è stata una cerimonia ufficiale divisa in quattro giornate, voluta da sua moglie Heather, che è tutta in streaming su YouTube. Ed è piena di amici che leggono cose, suonano, performano in qualche modo e ci ricordano, appunto, del perché di Steve Albini celebreremo per sempre il durante, e non la fine.
Vi metto qui una delle giornate, che tanto se cliccate sul link poi trovate tutte le altre.
Ho scelto questa giornata qui perché ci sono i Silkworm, tutti scalcagnati come solo i Silkworm sanno essere, che suonano sotto il gazebo talmente a cazzo di cane da fare il giro ed essere bellissimi.
I Silkworm poi sono una presenza speciale nella vita di Steve - che ha prodotto i loro dischi migliori - e di sua moglie. Al punto che insieme hanno realizzato una cover bellissima di un loro pezzo.
Ve la metto qui:
Ho scoperto questa cover mentre stavo preparando questa specie di strana trasmissione radio/podcast dove con il mio amico Cris Ex - musicista di area noise/sperimentale - abbiamo selezionato la nostra musica preferita tra quella realizzata dallo Steve Albini musicista che è sempre celebrato meno dello Steve Albini produttore e non è giusto.
Se volete, lo recuperate qui:
Sempre per celebrare la vita, oggi è il 7 agosto e sono cinque anni che David Berman ha lasciato questa valle di lacrime. Per chi scrive, David Berman è uno degli autori di canzoni più importanti di sempre. Uno dei più grandi in assoluto, anche se purtroppo ce ne siamo accorti in pochissimi. Ne avevo parlato qui, in una delle cose più personali che abbia mai scritto nella mia vita, e lo rifaccio oggi perché credo che fare in modo che non venga dimenticato sia nelle mani di quei pochi di noi che hanno conosciuto e vissuto la sua arte nel momento in cui questa avveniva.
Se vi piace la letteratura americana, la poesia, i Pavement, Lou Reed e Leonard Cohen siete ancora in tempo per scoprire un mondo bellissimo.
Segnalo qui un bel pezzo di Steven Hyden dedicato all’ultimo disco di Berman, l’unico a nome Purple Mountains, un disco che è stato pubblicato pochi mesi prima della morte del suo autore - che si è suicidato giusto tre giorni prima di cominciare il tour proprio di quel disco - e che per ovvie ragioni è stato letto come una sorta di lettera d’addio. Non lo era, ma lo sembra. Si legge qui.
Anche Paste Magazine ha dedicato un bel pezzo alla figura di Berman, scritto da una persona che ne ha scoperto l’esistenza proprio leggendo la notizia della sua dipartita.
Ve lo consiglio. Parte dalla morte, ma celebra la vita. Appunto.
E qui c’è la playlist bignami che avevo preparato 4 anni fa:
È uscito un nuovo pezzo di Alan Sparhawk dei Low. Il primo estratto da un disco solista che uscirà a fine settembre. L’ho trovato incredibile, denso, vivo.
Ho tutta una teoria sul fatto che ora stia mascherando la sua voce in questo modo, ma me la tengo buona per quando uscirà l’album.
Qui c’è un’intervista bellissima che vi consiglio di leggere.
Sto in fissa con un gruppo di ragazzini di New York che fanno musica con le chitarre e che sembrano essere i capofila di una nuova scena cittadina che insomma alla fine puoi fare come vuoi ma da New York non ci si scappa mica.
Si chiamano Been Stellar, hanno fatto un ep e un disco.
Eccolo qua:
Il mio cantautore - nel senso di tizio che scrive e canta le sue canzoni - preferito del momento è senza dubbio MJ Lenderman.
Il 6 settembre uscirà il suo album nuovo, quello che dovrebbe garantirgli un’esposizione maggiore rispetto al recente passato.
Personalmente sono affascinato da questa nuova nidiata di musicisti americani giovanissimi che però suonano la musica dei loro padri.
Secondo me ne riparliamo!
È uscito un disco dal vivo di Bill Callahan (incredibile l’impronta musica americana che ha preso questo numero della newsletter) che è un altro dei miei eroi personali (e infatti anche lui ama la scrittura di David Berman). A settembre suonerà di nuovo in Europa (mi pare essenzialmente a Londra e Parigi), purtroppo mi ero perso la notizia. Continuo a sperare che prima o poi torni a suonare anche qui.
Comunque il disco è bellissimo. Giuro.
A luglio è arrivata una mail all’indirizzo di 42 che conteneva un disco di un tale che dice di arrivare dal Cile e di essersi trasferito durante la pandemia a Roma.
Dalla musica che fa penso che stia qua a Roma Est, ma chi lo sa.
Comunque, io non mi ero filato la mail, ma poi Tommaso Toma di Billboard mi ha segnalato lo stesso disco e allora l’ho ascoltato.
Se vi piace la musica ambient, i droni, le atmosfere strane, io ve lo consiglio.
Non l’ho tanto capito, ma ve lo consiglio:
È finita la seconda stagione di Hex Enduction Hour, il mio programma per Radio Raheem. A settembre ricomincio.
Intanto qui trovate l’ultimo episodio:
https://www.radioraheem.it/hex-enduction-hour/hex-enduction-hour-17/
Vabbè, basta.
Buona estate che resta.