Care persone, ciao.
Vi volevo dire che sono circa quattro settimane che non invio la newsletter, ma vorrei anche arrivare a un punto in cui non vi chiedo più scusa e la invio e basta, senza scadenze regolari o irregolari che siano.
Quattro settimane in cui ho preso un sacco di appunti, iniziato a scrivere robe che poi sono sempre tutte rimaste lì, forse perché ero anche impegnato a fare delle altre cose, alcune delle quali proverò a raccontarvi qui di seguito.
1) Mi è presa la fissa della bicicletta. Nel senso che sono solo quattro giorni che è arrivata e che la uso, ma già sono entrato in quel trip per cui ogni accessorio possibile mi sembra necessario e irrinunciabile. Segno che forse il capitalismo fa ormai talmente tanto parte delle nostre vite che anche la naturale esigenza di muoversi finisce per venire inglobata in un meccanismo che ti porta a dover spendere per spendere.
Qualsiasi passione hai, stai sicuro che costa più di quello che dovrebbe costare. Che siano giochi di ruolo o un mezz’etto d’erba cambia poco. In ogni modo: ogni mattina mi sveglio e pedalo per un’ora. Evviva.
2) Ho consumato un disco uscito due anni fa e di cui non sapevo nulla.
In un periodo di esposizione massima del K-pop, ho cominciato a chiedermi se anche in quel tipo di mercato musicale esistesse un qualcosa di paragonabile all’underground oppure fosse sempre e solo tutto dominato dalla grande industria. La risposta alla domanda era ovviamente ovvia: non esiste bene senza male, la forza senza il lato oscuro, Pantani senza Indurain (scusate…). E quindi sì, l’underground coreano c’è ed è da lì che viene 공중도둑, che poi sarebbe Mid-Air Thief scritto, appunto, con il suo alfabeto.
Un tizio che fa musica da solo ma che si nasconde sotto il nome di una band, non ha molta voglia di apparire e praticamente è impossibile riuscire a scoprire qualcosa su di lui che vada oltre il fatto che ha pubblicato un disco nel 2015 a nome Public Morality e poi nel 2018 questo “Crumbling”che secondo Spotify è un EP ma che invece può essere considerato a tutti gli effetti un album, dato che dura quanto un album e l’ho pagato quanto un album. Come l’ho scoperto? Nel modo in cui tutti ultimamente scopriamo le cose: per caso e con una preghierina all’algoritmo che è nei cieli (segno che forse non tutti i mali vengono per nuocere) e che veglia su di noi. L’importante è essere curiosi e provare ad approfondire. Io l’ho fatto e mi sono imbattuto in una meraviglia di cui non capisco una parola ma posso apprezzare tutto il resto.
”Crumbling” è un disco che sa di futuro e al tempo stesso di passato, è pieno di melodie incredibili, zuccherose ma non a rischio diabete, è psichedelico, pop ma di quel pop che fa dondolare la testa e che pesca da mille altre cose tutte insieme.
Non mi fa embeddare bandcamp, per cui se lo volete ascoltare da lì cliccate su queste parole. Altrimenti:
3) Sono andato qualche giorno in Sicilia e ho provato l’ebrezza di cosa vuol dire fare il bagno in mare anche il primo di Ottobre. Ci voleva.
Ho anche superato una delle mie paure ataviche: fare i tuffi dagli scogli.
Oh, non aspettatevi Tania Cagnotto che si lancia da 10 metri, parlo di tuffetti. Quel genere di tuffettini innocui di quelli che vedi fare regolarmente ai bambini di dieci anni e rosichi perché sei stato un bambino di dieci anni pure tu e li sapevi fare e poi chissà per quale strana ragione hai smesso.
E quindi sì, a 41 anni suonati ho ripreso a fare i tuffi ed ero talmente gasato da questa cosa che ho pensato bene di buttarmi da uno scoglio all’indietro e con un iPhone 11 in tasca. Non vi dico nient’altro se non che per fortuna ho incontrato un sub e che è vero che gli iPhone possono stare in acqua fino a quaranta minuti. Pure qualcuno in più, se proprio devo essere preciso.
Tra le varie cose che ho fatto in Sicilia, però, c’è anche l’avere testato questa app che ti permette di fare delle dirette radio dal tuo telefono o dall’iPad utilizzando il tuo account Spotify o Apple Music come database e quindi, di fatto, pagando tutte le royalties e i diritti. In pratica, la sera del 28 settembre, abbiamo organizzato una cena di fine estate tra un po’ di amici, a casa di Colapesce, dove Marco Castello ha fatto la parmigiana e tutti gli invitati potevano scegliere un paio di canzoni che associavano proprio al tema dell’estate che finisce. Il tutto lo abbiamo mandato in diretta mentre cucinavamo, mangiavamo e bevevamo e se avete quasi tre ore di tempo potete ascoltarlo qui , ma dovete avere quell’app. Se invece non avete quell’app, ho preparato una bella playlist (dato che ci sono un sacco di cose sfiziose e i selezionatori sono di ultra-prestigio perché oltre Lorenzo e Marco c’erano anche i due Kings of Convienience, Lucio dei Nu Guinea, Marcin di Bubbles Records e The Whitest Boy Alive, Mirko Fanciullo aka Vinile del giorno e poi Giulia, Giulia, Claudia, Sara, Tonino, Alessandra, Glauco e Francesco. Insomma, eccola qui:
4) Ho ascoltato tutto Polvere, il podcast sul caso Marta Russo, e ve lo consiglio.
Ho anche visto un paio di episodi di Song Exploder su Netflix e da grande fan della versione audio finisco per consigliarvi quella. Ovviamente glisserò sulla puntata dedicata a Losing My Religion facendo finta di non essermi commosso mentre la vedevo, e mi limiterò a dire che grazie all’episodio dedicato a Wait for it di Lin-Manuel Miranda ho finalmente colmato una lacuna culturale importante e visto “Hamilton”, il musical. Ammetto di non essere un grande conoscitore del genere e anche di avere fatto fatica a comprendere tutti quelli che si stracciavano le vesti per la suddetta opera che così, dall’alto di un cazzo, avevo deciso essere oggettivamente sopravvalutata.
Mi sbagliavo, ma era chiaro. I pregiudizi sono sempre sbagliati e “Hamiton” è oggettivamente una perla. Guardatelo, tanto sapete tutti dove sta.
Ok, ci siamo!
Vi ho chiesto un paio di volte di farmi delle domande, a cui avrei risposto in un numero speciale della newsletter.
Una volta, tanti anni fa, sono andato a vedere la presentazione di un libro di Federico Buffa e, in pratica, è andata in questo modo:
lui è arrivato, ha salutato, si è tolto il cappotto e ha cominciato a rispondere alle domande che la gente faceva. Di botto, senza introduzioni o altro.
Ho trovato questo suo approccio di un livello quasi socratico e per questo ho deciso che vorrei ogni tanto provare ad avere con voi uno scambio di quel tipo.
Quindi il numero speciale è questo, ma voi continuate a farmi domande (e non per forza musicali, vi prego).
Cominciamo:
Ciao Emiliano!
Qui la mia domanda per la prossima newsletter:
Mi consiglieresti negozi di dischi fighissimi, magari poco conosciuti, in Italia/Europa/dove vuoi?
gab
Caro Gab, mi piacerebbe rispondere alla sua domanda un po’ nello stile con cui Carlo Rossella curava la rubrica di posta su Chi, settimanale che come lei sa ha cambiato in meglio la vita culturale di questo paese. Noi uomini di mondo, un po’ come vecchi marinai che avevano una donna in ogni porto, cerchiamo di scovare un negozio di dischi che ci faccia sentire a casa in ogni luogo che andiamo a visitare.
Come novelli Ivano e Jessica cerchiamo subito di “individua’ lo ssadio”, consapevoli che non saranno certo ore di mezzi pubblici nel momento in cui sono più affollati a separarci dall’agognata metà.
1: Nordovest, a Frosinone: il negozio del mio amico Marco.
Perché la sua è una vera e propria missione culturale e per me è un eroe.
2: Radiation Records al Pigneto, Roma: perché viaggiare è bello, ma sono sempre quella Jenny from the block.
3: Il dipartimento vinili di Revolver a Barcellona.
4: Rock 86 a Catania.
5: Honest Jon’s Records a Londra, Earwax Records a NYC, Elektrocution a Bruxelles e Space Hall a Berlino.
Quel tramonto è l'ultimo tramonto sulla terra, prima dell'asteroide, o prima che la banda indigena nemica faccia irruzione nel tuo campo per rubarti l'acqua e tu sai già che non puoi contrastarli e quindi niente li aspetti e basta; l'ultimo tramonto prima che la terri collassi su se stessa e l'umanità sparisca: bene, che canzone metti con il loop per sentirla finché proprio non sparisci?
Daniele
È molto probabile che il mondo finisca mentre sto ancora scegliendo la canzone. Per esempio, poco fa, dovevo andarmi a fare la doccia e ho impiegato circa venticinque minuti a scegliere un disco di cui poi ho ascoltato solo due tracce scarse.
Quindi boh, oggi forse questa, che almeno dura tanto e ci si possono fare sopra dei balletti simpatici. Domani chissà.
Ciao!
Ti volevo chiedere se puoi consigliarmi dei documentari a tema musicale, magari tipo i 10 o anche solo i 5 imperdibili.
Costanza
Te ne metto 5 che puoi vedere a gratis su YouTube:
1. Dig! (The Brian Jonestown Massacre & The Dandy Warhols)
2. loudQuietloud: A Film About the Pixies
3.Katlheen Hanna: The Punk Singer!
4. Beats, Rhymes and Life: The Travels of a Tribe Called Quest
5. The Decline of Western Civilization
ciao Emiliano,ne approfitto per chiederti di raccontare se ti va come hai conosciuto Contessa e I Cani, come e perché avete deciso di lavorare insieme e come è andata quando tutto è esploso, se ti rendevi conto di quello che stava succedendo o se anche per te è stata una sorpresa. io c'ero agli inizi de I cani, al circolo, ed ero cosciente della bellezza di quello che facevano con le canzoni, ma non mi sarei aspettato davvero un successo così enorme. credevo rimanessero uno di quei gruppi bellissimi che però si è in pochi a custodire. bella e buona fine dell'estate.
Gabe
Ciao Gabe, ho deciso di prendere la tua domanda come prima e ultima a cui risponderò su quest’argomento in questa sede (ne sono arrivate alte che chiedevano tutte una cosa specifica a cui ovviamente non risponderò).
Ci siamo conosciuti in viaggio verso Torino, nel 2010 mentre andavamo a una serata a cui entrambi eravamo stati invitati a partecipare. Io come dj e lui col suo progetto precedente, le prime canzoni de I Cani sarebbero uscite solo poche settimane dopo, ma lui ovviamente non mi disse nulla. Per quanto riguarda il resto: sapevo che sarebbero andati bene, per quanto il “bene” a cui mi riferisco io è quello standard di quegli anni, quindi il nulla paragonato al “bene” di adesso.
Non ho mai pensato, questo sì, al successo come metodo di giudizio del valore di un gruppo e non l’ho fatto neanche per I Cani. Sono sempre stato consapevole, però, che si trattasse di un disco importante, destinato a “restare” e da quel momento in poi abbiamo lavorato perché “restasse” anche tutto quello che è venuto dopo.
Ciao Emiliano rinuncieresti per sempre all'uso della B per riavere indietro i tuoi ricordi?
Ti abbraccio
Rosario
Alla fine ho perso solo degli adesivi e non ho ancora una malattia degenerativa della memoria. Quindi per adesso va bene così! Ma sottolineo il per adesso.
Ciao Colas
Mi farebbe piacere sapere da te come avviene la pubblicazione musicale della tua 42R. , come scegliete gli artisti e con quale occhio analizzate il presente per offrire ad un pubblico qualcosa di ancor vero? Discografia, impatto sociale, produzione artistica e musicale sono temi che mi piacciono e infottano tantissimo. Una guida pronta all'uso per muoversi dentro queste dimensioni ce l'hai? Mi piacerebbe lavorare in una label, creare musica, organizzare eventi, regalare alle persone momenti di radicamento condivisi per risvegliare chi non è ancora andato perso. Sono passati 100 anni e ancora qui puoi trovare i retaggi di un passato che non si accorda con l'oggi. È vero, le nuove generazioni non sono più composte da esseri nel mondo, ma da esseri nel web. Essere digitali insomma, quindi i ponti con le vecchie generazioni hanno fatto la stessa fine del Morandi. Ti capita di sentirti fuori luogo? Intendo proprio in questo momento storico. Sono ormai 23 anni che continuo a proiettare consapevolezza e coscienza intorno a me e dentro di me. Forse davvero siamo rimasti in pochi? Sensibili, empatici, lungimiranti, aperti e disponibili. Dove cazzo stanno? Ti auguro di superare la ferita che Apple ti ha inflitto. Buona vita!
Alberto
Nonostante io abbia una repulsione totale per chiunque saluti con “buona vita!”, rispondo volentieri alla tua domanda (ovviamente sto scherzando).
Scegliamo d’istinto, senza ragionarci troppo e fidandoci delle nostre sensazioni.
Ovviamente abbiamo una linea che seguiamo e che magari è invisibile, ma ti giuro che c’è. Non pensiamo mai a quanto una cosa possa o non possa funzionare, ma se ci piace poi cerchiamo di fare il possibile per farla arrivare alle altre persone. Però mi sento di dirti una cosa: buttati, prova a fare la cosa tua nel modo tuo e nel frattempo studia, documentati, alimenta la tua curiosità. Non so se funziona per tutti, ma con me è andata così. Se mi capita di sentirmi fuori luogo? Hai presente il testo di Losing My Edge degli LCD Soundsytem? Quello sono io, un uomo che si muove sul filo perenne dell’arroganza e parallelamente sta con l’altro piede su quello dell’insicurezza.
Forse è la loro mancanza a portarmi a esporre questa domanda. Tu hai scritto tempo fa un libro sulla mia band italiana del cuore (anche se così suona troppo smielato). I Verdena. Voglio sapere come ti era venuta l’idea, se ci sono retroscena particolari e se come me pensi sovente a quando uscirà questo sospirato nuovo album..
Silvia
L’idea di scrivere un libro sui Verdena non è venuta a me, ma all’editore Arcana.
Di base loro avrebbero voluto una raccolta dei testi del gruppo, analizzati da me, ma la cosa non riusciva a convincermi. Sapendo che la band non avrebbe mai autorizzato una biografia, ho buttato lì l’idea di un libro su “Wow” e sul momento che stavano vivendo. Ne vado molto orgoglioso perché non esiste un altro libro così nel panorama italiano (nel senso che è un saggio che parte dal backstage di un disco per parlare di altro) e poi per l’impaginato in stile fanzine, pieno di appunti scansioni, disegni e altre cose del genere, un po’ ispirato da “Come as you Are” il libro di Michael Azerrad sui Nirvana. Retroscena: durante quel periodo ho passato diverso tempo a casa di Alberto e la modalità di lavoro con lui era questa: quando tutti andavano a dormire, noi restavamo svegli, fumavamo e parlavamo. Non erano delle interviste vere e proprie, ma più un flusso che avveniva mentre ascoltavamo dischi e aprivamo parentesi su parentesi. La notte in cui ho sentito che eravamo arrivati alla “fine”, verso le 5 del mattino, abbiamo deciso di festeggiare con una tisana. Che poi è diventato un cuba libre. Che poi è diventato un altro cuba libre. Che poi…
Domanda numero 1: conosci, e se si quanto ti piace e perché, il disco "The boatman's call"?
Domanda numero 2: perché riusciamo a concepire l'amore solo come innamoramento o legame incredibile e che muove il mondo oppure inutile e inventato, usato come cliché umano, senza Vederlo e basta? Perché con gli altri sentimenti belli, tipo l'amicizia o la fratellanza/sorellanza ci riusciamo benissimo e questo non succede ed anzi quasi non esiste ambivalenza a riguardo?
Domanda numero 3: pistola alla tempia : classico Disney preferito?
Domanda numero 4: qual è la tua top five di citazioni cinematografiche preferite? (intendo non le più belle ma le tue preferite, tipo per me una è "Buz, questa è la tua ragazza?!? Che brutta!")
Chiara
Chiudo con queste quattro domande di Chiara perché sono tutte molto belle.
1) Non è il mio disco preferito di Nick Cave (che forse col tempo è diventato “Push the Sky Away”) ma mi piace molto.
2) Ok, forse ho esagerato quando ho detto di chiedermi di tutto.
Io credo che l’amore sia un sentimento vastissimo e in evoluzione costante e che non riguarda solo l’espressione standard della coppia. Di sicuro ora ho un’idea dell’amore diversa da quella che avevo a quindici ma pure a trent’anni ed è molto molto simile a quella a cui fai riferimento tu.
3) Cazzo, ma contano anche le acquisizioni? Perché ora come ora anche “Star Wars” è un classico Disney. Comunque, “Fantasia”, scontato ma stupefacente.
4) “Beh, non è ancora il momento di cominciare a farci i pompini a vicenda” (Pulp Fiction); I have a bad feeling about this (tutti i Guerri Stellari); Scusi, chi ha fatto palo? (Il secondo tragico Fantozzi); “Cacare non cagare, fica non figa” (Ecce Bombo); lo sfogo di Pasquale Ametrano nel finale di Bianco Rosso e Verdone.
Ok, per oggi abbiamo finito.
Grazie a tutti quelli che mi scrivono quando ricevono la newsletter.
Mi piace moltissimo, continuate a farlo.
Vi lascio con due cosine piccole piccole: una decina di giorni fa a Roma pioveva tantissimo, era quasi mezzanotte e io non sapevo che fare. Allora mi sono collegato su Spreaker e mi sono messo a trasmettere musica che secondo me andava bene per sottolineare quel momento. C’è stato anche qualcuno che mi ha seguito in diretta, ma dato che il risultato mi è piaciuto molto ho deciso di allegare la puntata a questo numero della newsletter. Comincia dal minuto 3.
Spero vi piaccia. Si ascolta cliccando qui.
Danger Mouse ha deciso di opporsi alla cultura degli algoritmi (che come dicevo sopra non è sempre e solo un male) e ha messo in piedi una radio che si ascolta via app tutta popolata da playlist create dai musicisti e artisti di vario genere.
Gente tipo David Lynch, Beck, Edgar Wright, Nigel Godrich, i Sault, Jonny Greenwood e tanti altri. Si chiama Station Rotation. E per ora la trovate nell’Apple Store. Cioè qui.
E adesso, ecco qui una canzone tratta da un musical! Pensate un po’…