È uscita una nuova canzone dei Beatles, ieri alle 15.
Una canzone nuova dei Beatles che poi tanto nuova non è e su cui si sta facendo un sacco di confusione. Per tanta tanta gente si sta trattando quasi di appropriazione indebita: un brano inedito di John Lennon, scritto registrato e suonato dal solo John Lennon, che è stato trasformato in una canzone dei Beatles solo grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Tanta roba di cui avere paura, tutta insieme.
Peccato che i fatti siano diversi da quelli della semplificazione di poco sopra: nel 1994 Yoko Ono consegna a Paul McCartney una cassetta di demo del marito che sull’etichetta riporta la scritta “For Paul”. Quello che ci è dato sapere, e che ci è stato tramandato dalla storia, è che poco prima che Lennon venne ucciso c’era stato già un ravvicinamento tra lui e McCartney. Un ravvicinamento fatto di lunghissime telefonate intercontinentali notturne, chiacchiere sparse sull’essere genitori e anche su tutta la merda che si erano lanciati addosso l’un l’altro dopo lo scioglimento dei Beatles. Mark Chapman non lo sa, o forse sì, ma facendo quello che ha fatto ha creato uno dei più grandi sliding doors della storia: se John avesse dato quella cassetta a Paul probabilmente i Beatles si sarebbero riuniti e probabilmente avrebbero fatto il grande concerto dal vivo che è mancato alla seconda parte della loro carriera.
O forse no, forse si sarebbero mandati a fare in culo al primo giorno di studio e nessuno di noi avrebbe mai saputo niente.
Fatto sta che i tre Beatles superstiti nel 1994 stanno lavorando a un grande progetto antologico sulla loro carriera, un progetto sia discografico che visivo: un documentario pubblicato in sei DVD che racchiude tantissime ore di materiale video edito e inedito della band. La tecnologia DVD è emersa da pochissimo e i Beatles ci si sono buttati a pesce. Fateci caso a questa cosa, perché anche se sembra essere marginale non lo è affatto: i Beatles sono stati degli sperimentatori in tutto quello che hanno fatto nella loro carriera. Hanno abbracciato ogni cambiamento tecnologico per provare a dare una forma nuova alla loro arte. E lo hanno fatto da band in attività e anche per tanti anni dopo il loro scioglimento. Ai Beatles piacciono le novità: si capisce anche guardando “Get Back” mentre progettano una crociera che li porti a esibirsi dal vivo sotto sotto le piramidi e parlano della loro vita - al momento avevano tutti più o meno 28 anni - come se avessero già visto, vissuto e fatto tutto.
Comunque nel 1994 Yoko consegna questa cassetta a Paul, Ringo e George.
Dentro ci sono 3 canzoni: Free as a Bird, Real Love, e Now and Then.
Su questa cassetta esiste tutta una mitologia: i brani dovrebbero essere stati registrati nel 1978 e i Beatles, pare, dovessero farne una loro versione già quell’anno, con John vivo e presente, ma poi tutto venne rimandato senza che gli altri ascoltassero mai quei pezzi. Altra leggenda non confermata è quella che vede Ono a scrivere “For Paul” su un demo a caso tra i tanti che John aveva lasciato in casa. Storia affascinante se si pensa che i rapporti tra Yoko e gli altri tre non sono stati idilliaci per molti anni, e pure perché va a interferire con tutta quella vulgata che la vede protagonista attiva dello scioglimento del gruppo.
Una cosa della serie: prima vi ho fatto litigare e ora vi faccio fare pace.
Yoko distrugge e Yoko crea (Yoko in realtà è una grandissima artista e non c’entra una mazza con lo scioglimento della band).
Alla fine quello che deve succedere succede: Paul, Ringo e George si ritrovano in studio nella villa di Paul nel Sussex e cominciano finalmente a lavorare insieme sui tre pezzi della cassetta. Il mondo ancora non sa niente, ma fra poco ci sarà una super notizia: usciranno delle canzoni nuove dei Beatles, saranno incluse nell’Anthology.
Sono gli anni del dominio del Britpop su tutta la musica fatta con le chitarre elettriche, Kurt Cobain è appena passato a miglior vita e in Inghilterra ogni settimana esce una nuova band che anche solo per 5 minuti viene definita: “I nuovi Beatles”.
E in mezzo a tutte queste novità, loro stanno per tornare con un messaggio chiaro e definito: “I nuovi Beatles sono sempre e solo i vecchi Beatles”.
Il lavoro va abbastanza a gonfie vele: i demo di Lennon sono registrati bene, è facile lavorarci sopra nonostante la tecnologia degli anni novanta non permette ancora di fare tante cose che adesso sono all’ordine del giorno. George, Paul e Ringo mettono le mani su Free As a Bird e Real Love, tutto procede abbastanza spedito e i brani escono come singoli del numero uno dell’antologia e del secondo capitolo.
Ne manca uno, ma ci sono più problemi: la registrazione è di qualità inferiore rispetto alle altre, non si riesce a isolare la voce dai tanti rientri che ci sono e dopo avere provato ad arrangiarla aggiungendo la batteria di Ringo e le chitarre di Harrison e tutte le cose che fa Paul nei pezzi dei Beatles, non riescono a farla venire fuori come dovrebbe e mollano il colpo. Il pezzo resta nel cassetto anche se poi pochi anni dopo, agli albori di internet, cominciano a spuntare online un po’ di versioni apocrife (dal semplice demo di Lennon ad altre rimaneggiate dagli utenti) e che resteranno online letteralmente fino a una settimana fa. Cioè fino al giorno in cui l’uscita di Now and Then viene annunciata ufficialmente.
Da qualche mese circola la notizia, data dalla viva voce di Paul McCartney, che vede lui, Ringo e Gilles Martin (sì, il figlio di) al lavoro su un brano inedito dei Beatles che verrà terminato con l’AI. Sono mesi in cui di questa tecnologia si parla solo in termini spaventosi dove la macchina si sostituisce completamente all’uomo, il web viene inondato da fake dopo fake e canzoni pop fatte ricantare a Gerry Scotti.
Insomma: abbastanza da averne paura. Abbastanza per indignarsi.
In realtà il lavoro dell’AI in questa operazione è finalizzato solo a isolare le tracce di voce di John Lennon e quelle degli strumenti suonati da lui nel suo demo, eliminando quindi i rientri e dando la possibilità di equalizzare e “sistemare” le registrazioni presenti nella cassetta in modo che sia più facile intervenire per chi ha il compito di farlo. In pratica non c’è niente di artificiale in questa operazione, c’è una tecnologia usata in un modo sensato per provare a produrre della nuova musica.
Cioè quello che i Beatles hanno sempre provato a fare in tutta la seconda metà della loro carriera.
Viene comunicato che sono state recuperate le tracce di chitarra ritmica registrate da George Harrison negli anni ‘90 e su queste Paul e Ringo hanno aggiunto tutto il resto: il piano, il basso, la batteria, un solo di chitarra slide e le loro voci.
Tra le varie cose, la canzone verrà fatta uscire anche in vinile 7’’e 12’’ con in un lato Now and Then e nell’altro Love Me Do. L’ultima e la prima. Come un libro che comincia dalla fine e poi torna all’incipit.
Ieri, poco dopo la sua pubblicazione, ho letto le opinioni più disparate: c’è chi si è commosso e chi continua a trovare tutto molto artefatto (in realtà non c’è niente di artefatto nel brano e questo dice molto su quanto la psicoacustica sia più importante dell’acustica. Tu senti quello che pensi di sentire e non quello che stai ascoltando davvero). In una conversazione su Twitter qualcuno mi ha scritto che, ok, va bene tutto, ma che la differenza tra questo pezzo e altri pezzi dei Beatles è la stessa che c’è tra i dinosauri veri e quelli di Jurassic Park. Una riflessione molto brillante e che mi ha dato da pensare, anche se non la trovo calzante: Now and Then è come un dipinto di un grandissimo pittore rimasto inedito e che viene ritrovato e restaurato. È la pellicola di un classico del neorealismo che viene sistemata per far uscire il film al cinema.
Semmai è lo scheletro del dinosauro che, una volta ritrovato, pulito e rimesso in ordine, viene issato nella navata centrale di un museo di scienze naturali.
È un pezzo di storia, della musica, della nostra vita, della cultura pop che finalmente viene donato alle persone. È il 1900 che si chiude per davvero ma che torna a bussare sulla spalla dei cut Tik Tok della durata di quindici secondi.
Sono i Beatles, con la voce di John quasi quarantenne e quella di Paul McCartney quasi ottantaduenne che ancora una volta, in modo quasi struggente, stanno bene insieme. E anche se un’uscita dei Beatles in prossimità del Natale è un cliché discografico fastidioso, quello che resterà è che in un pomeriggio del 2023, in un mondo segnato da guerre e conflitti tremendi, con la destra al governo quasi ovunque, i Beatles si sono affacciati sul presente e, almeno per qualche ora, lo hanno reso migliore. Ancora una volta. Per sempre.
https://youtu.be/APJAQoSCwuA?si=LIOPHq9ouGPABkw6
Qui si conferma che Ringo ha rifatto la parte di batteria
Tutto bellissimo. Storia commovente. Brano stupendo e quegli archi ti fanno subito saltare sulla sedia esclamando "cazzo sì, questi sono gli archi dei Beatles". Ma la cosa più artefatta di tutto mi sembrano le batterie. Non sembra assolutamente il drumming "arraffone" di Ringo. Davvero, l'unico elemento che mi fa storcere il naso è proprio quella batteria scolastica, pulita e fin troppo precisa. Non mi sembra la sua batteria, ma magari è solo suggestione.