I migliori dischi del 2021 secondo me
L'inevitabile lista con un po' di bla bla bla su come ho vissuto gli ultimi giorni
E poi mi sono negativizzato.
Dopo 19 giorni, facciamo pure 20.
Mi sono negativizzato nel momento esatto in cui intorno a me sono diventati quasi tutti positivi ed è improvvisamente tornato difficile fare tutto.
Quasi nessuno vuole più uscire, mangiare fuori, invitare gente a casa.
L’isolamento è finito, il Natale è passato, l’isolamento è ricominciato.
Sempre più lontani. Sempre più gli uni contro gli altri.
Sempre incapaci di guardare verso l’orizzonte e oltre la nebbia.
Vabbe’, allegria.
Sono andato al cinema a vedere il nuovo “Spider-Man” e mi è piaciuto.
Ho visto anche “È stata la mano di Dio” e ci sono rimasto un po’ male.
Per non averlo visto al cinema, ma pure perché non mi ha spaccato in due come tutti dicevano che avrebbe fatto. Anzi, il tanto decantato dolore che questo film dovrebbe emanare io l’ho visto affiorare solo in superficie, affogato nel manierismo e nell’ossessione che Sorrentino nutre nei confronti del grottesco.
Nutro un sentimento di ambivalenza molto simile anche per “Sorry”, il nuovo special comico dell’ormai reietto Louis CK. Mi ha fatto ridere, molto, ed è quello che uno special comico dovrebbe sempre fare, eppure mi ha lasciato addosso una strana patina grigia che non riesco più a levare. Io non credo nella cancel culture e neanche nell’esistenza della cancel culture. Credo, anzi, che l’arte possa permettersi e debba essere anche scomoda, indigesta, fastidiosa e sgradevole. Il compito di educare non è dei cantanti, degli attori, degli scrittori o dei pittori. E credo nel contesto e nella capacità di lettura del contesto. Ma, come dicevo qualche giorno fa su Twitter, provo uno strano imbarazzo nel dire pubblicamente che trovo ancora divertenti le cose di Louis CK e che mi piacerebbe poterne discuterne senza sentirmi per forza come uno che ha fatto una cosa che non doveva fare e poi tutti lo hanno scoperto.
E mi chiedo quindi se sia davvero cambiato il suo modo di fare il comico o il mio di approcciarmi alle sue cose, ma la verità è che mi manca sempre una dimensione.
Quella dimensione che rendeva Louis CK diverso da tutti gli altri comici.
Ultimamente è come se avesse volutamente tappato la sua vena introspettiva per diventare “Quello che dice le cose che gli altri non hanno il coraggio di dire nel modo in cui gli altri non lo direbbero mai”. Sta spingendo sullo stesso acceleratore di altri che prima di lui si sono ritrovati protagonisti di fatti controversi. È Kanye dopo che è salito sul carro di Trump o Marilyn Manson tipo sempre.
E forse è anche giusto che sia così, visto che i suoi spettacoli te li devi andare a cercare, li devi prendere dal suo sito, non li trovi più su Netflix e Amazon Prime.
È giusto, ma quanto potrà durare in questo ruolo? E il tempo che passa non rischia forse di renderlo sempre meno bravo, sempre meno divertente e sempre più fastidioso? Boh, in realtà vi avevo solo promesso la lista coi migliori dischi del 2021 e non so perché mi sono infilato in questo ginepraio maledetto. Concludo solo dicendo che la cancel culture non esiste, però sarebbe bello che uno dei capolavori degli ultimi quindici anni quale è “Louie” non fosse reperibile solo illegalmente o acquistando dei DVD usati. Ok, riconcludo dicendovi anche che è terminata la seconda stagione del podcast di interviste che realizzo col supporto di Klein Russo per Molinari e che è si è conclusa con una super mega chiacchierata con Calcutta.
Lo trovate qui:
Bando alle ciance, il momento è arrivato.
Piccolo disclaimer: le liste di fine anno sono divertenti da fare e andrebbero interpretate nello stesso modo anche da chi le legge. Sono un gioco e un modo per andare a scoprire magari qualcosa che ancora non si conosce.
Parte dal gioco sta, appunto, anche nel vedere se tizio x che fa la lista y ha messo o meno quel disco che a noi è piaciuto molto o quello che invece ci ha fatto schifissimo.
Per cui: se volete scrivermi i vostri scrivetemeli pure e poi magari eleggiamo il disco preferito da questa community (ho avuto i brividi solo nel digitare la parola), ma soprattutto magari succede che io scopro qualcosa che non conosco e ve ne sarò grato per tutta la vita. Per una volta ho deciso di cedere al gioco - appunto - di stilare una classifica. Cosa che non faccio mai e che non mi piace, ma magari a voi sì.
Ultima cosa, e poi comincio: non ci troverete “IRA” di Iosonouncane e non perché io non l’abbia apprezzato. L’ho apprezzato, ma è un disco che non riesco a concepire se non nel suo ascolto totale e la verità è di ascolti globali-totali di quel disco sono riuscito a farne davvero pochi. Non c’è ovviamente neanche la roba di 42 perché non sono snodato come D’Annunzio e le autofellatio non fanno per me.
Se cliccate sul titolo trovate il link per ascoltare. Non metto player e copertine per non appesantire la mail. Si parte dalle posizioni in fondo e si arriva alla numero uno. Siate consapevoli però che il numero 43 mi è piaciuto quasi quanto il numero 1.
Iniziamo con due compilation fuori-classifica perché non comprendono musica del 2021 anche se sono uscite nel 2021:
AAVV - Heisei No Oto: Japanese Left-field Pop from the CD age 1989-1996
Non c’è etichetta migliore di Music from Memory per delle pubblicazioni di questo tipo: un’antologia curata da Eiji Taniguchi e Norio Sato interamente dedicata al Giappone e a musica di quel territorio che era stata pubblicata solo su CD.
Ovviamente è pop per modo di dire, ma è fighissima. Super consigliata.
AAVV - LA OLA INTERIOR Spanish Ambient & Acid Exoticism 1983-1990
Altra etichetta fighissima, la svizzera Bongo Joe, e altra raccolta di musica esotica e fuori dagli schemi. Gli spagnoli non sono proprio noti a livello globale per la qualità della loro musica ambient ma vi giuro che è piena di tracce che fanno volare.
La mia preferita è questa: Hybla di Finis Africae.
43 C Tangana - El Madrileno
Il 2021 è l’anno in cui sono andato in fissa con questo tamarro di Madrid che arriva dalla trap ma che ha cominciato a pasticciare con la musica tradizionale spagnola (che probabilmente è la musica che più mi sta sul cazzo del mondo) e il risultato è questo disco bello coatto e pieno di pezzoni. Il suo live per Tiny Desk credo sia di gran lunga il migliore del 2021.
42 Merli Armisa - Lleb
Un disco in italiano di un tizio di cui non so niente e che ho scoperto per caso in una storia di Instagram e che mi ha colpito per il modo in cui riesce a essere personale e pop ma pure deviato e fuori dagli schemi e quindi ho deciso di metterlo qui. Ah, il disco è uscito solo su cassetta e in digitale. 2021 anno delle cassette.
41 Eli Keszler - Icons
Eli Keszler arriva da New York ed è uno stimato batterista/percussionista della scena free jazz cittadina. “Icons” però è un disco più ambient che free jazz e rientra in quel genere nato negli ultimi due anni è definito - non senza sarcasmo - covid core. “Icons” è un concept sulle notti pandemiche della città che non dorme mai e che improvvisamente si è ritrovata avvolta nel silenzio. Super affascinante.
40 Crimi - Luci e guai
Una band francese, capitanata da un tizio algerino che canta in siciliano su trame desert blues alla Mdou Moctar/Tinariwen. Questo è stato l’anno in cui anche negli Stati Uniti si sono accorti di questo suono e questo disco è il mio personale culto del 2021.
39 Altin Gun - Yol
Restando nei territori del bizzarro, sono andato in fissa con il sound morbidissimo di questa band olandese che si ispira alla psichedelia made in Turchia degli anni ‘70/ ‘80 e prova a farne una sua versione - in turco - credibilissima.
38 Beautify Junkyards - Cosmorama
Per dirla con parole facili: ogni anno nelle mie liste ci finisce almeno un disco di roba alla Stereolab in attesa che gli Stereolab facciano un nuovo album.
37 Sacrobosco - Both Sides of the Sky
Lui si chiama Giacomo Giunchedi, sta a Bologna e lo scorso 9 aprile ha pubblicato questo album per Sussidiaria (l’etichetta di Daniele Carretti). Questo è tutto quello che so a parte che all’inizio della scorsa primavera ho letteralmente consumato queste tracce dal sapore IDM (vi ricordate l’IDM?) con virate ambient. La title track, soprattutto, è una mina assurda.
36 Orchestra Tout Puissant Marchel Duchamp - We’re Ok But We’re Lost Anyway
Orchestra multi-etnica e antirazzista di base in Svizzera ma che da anni gira il mondo proponendo il suo strano mix di afrobeat, jazz, rock e tanta altra roba.
Se vi piacciono gli EX amerete questo album, che un po’ vi farà ballare e un po’ vi prenderà a cazzotti. Se non conoscete gli EX… che state facendo qui? Correte ad ascoltarli!
35 Arab Strap - As Days Get Dark
Sono tornati gli Arab Strap e lo hanno fatto con un album potentissimo che ovviamente è stato considerato zero ed è un peccato. A me è piaciuto.
34 Mdou Moctar - Afrique Victime
Mdou Moctar è una leggenda della musica Tuareg. Una sorta di Jimi Hendrix col turbante. “Afrique Victime” è il suo primo disco per Matador ed è finito pure nella playlist di Obama. Possiamo quindi dire che gli americani hanno scoperto due cose nel 2021: la musica africana e il rock tamarro fatto da italiani.
33 The Weather Station - Ignorance
L’album di The Weather Station vince l’ambito premio: “Madonna Emiliano mio, come ti sei fatto vecchio”, nel senso che quando ero giovane e forte mai mi sarei appassionato a un disco così pomposo, “grosso” e ambizioso.
E invece è successo. Ve lo consiglio se vi piacciono Joni Mitchell e Feist (e infatti arriva dal Canada anche lei).
32 Deafheaven - Infinite Granite
I Deafheaven sono stati un’icona di quel post-metal per hipster che tanto piaceva a Pitchfork qualche anno fa. Per cui, come tutti, anche io sono rimasto stupito quando ho sentito le loro nuove cose e mi sono imbattuto in una perfetta band wave/shoegaze.
Abbastanza per cominciare a odiarli seriamente, ma invece i pezzi sono belli e “Infinite Granite” è un disco che vorrei sentire in bicicletta quando ricomincerò ad andare in bicicletta.
31 Sleaford Mods - Spare Ribs
Ah che palle questi che fanno sempre la stessa cosa e però poi ‘sta cosa che fanno spacca sempre e qua ci sono pure un paio di hit che così non le hanno mai avute.
30 Nuova Suona Possibile (Cosmo - Fermarsi; Foresta - Paesaggi; Enrico Ascoli - La Manigua
Il mondo si ferma, i club chiudono, nessuno balla e Ivreatronic inaugura una serie dedicata alla musica sperimentale che in tre uscite racchiude quelle che sono forse le tre pubblicazioni più interessanti della label dei miei brodi di Ivrea. C’è Marco che ha fatto un disco ambient che per ovvie ragioni ha girato nel mio stereo da molto prima della sua uscita e a cui sono molto affezionato, c’è Foresta che con “Paesaggi” ha dato prova nella sua infinita classe e capacità di creare flussi sonori avvolgenti e architettonici, e poi c’è “La manigua” di Enrico Ascoli, che è il disco forse più affascinante del lotto e che vi condurrà nella dimensione dell’altrove.
29 Space Afrika - Honest Labour
Sempre per restare in territori vicini a quelli della musica ambient, il nuovo lavoro del duo Space Afrika è un vero e proprio viaggio notturno che se siete amanti del downtempo vi farà godere non poco.
28 Alfa Mist - Bring Backs
Il nuovo disco di Alfa Mist - rapper e producer che arriva da East London - è un capolavoro di eleganza abbinata alla black music, anche quella di matrice più riccardona.
27 Tyler The Creator - Call Me if you Get Lost
Tyler è tornato a fare il rap incazzato ma portandosi dietro tutto quello che aveva seminato in “Igor” e nei dischi subito precedenti. E ce l’ha fatta anche questa volta.
26 Turnstile - Glow On
È l’album in cui le chitarre tornano a essere in caps lock. Il ritorno del guaglione screamo sulla traccia (paracit.). Musica con cui è bello agitare la capoccia a tempo.
25 Helado Negro - Far In
Il nuovo di Helado Negro non è bello come quello prima ma ha lo stesso i suoi momenti da ricordare, e non c’è niente da fare, il nostro eroe conosce il trucco e lo sa esercitare molto bene. Questo qui è il mio pezzo preferito.
24 Sault - Nine
Questo disco è stato sul cazzo a tanti perché i Sault lo hanno reso reperibile solo per 99 giorni e poi lo hanno fatto sparire, anche se di fatto si tratta di una scomparsa fittizia, dato che le copie fisiche nei negozi di dischi si trovano e online è stato ricaricato ovunque dai fan della band. Di base però l’idea di muoversi al di fuori dei colossi dello streaming non può non risultare interessante. E il disco è pure una bomba. Come tutti gli altri loro fino a oggi.
23 For Those I Love - For Those I Love
Musica per elaborare un lutto. Il progetto dietro For Those I Love è interessante e al tempo stesso struggente: il musicista e producer irlandese David Balfe ha interamente dedicato il suo primo album solista alla figura di Paul Curran, scrittore e artista spoken word, amico di David Balfe e che si è tolto la vita nel 2018. Se vi piacciono gli Arab Strap, The Streets, gli accenti forti e i testi che fanno piangere, questo è il disco che fa per voi.
22 Joy Orbison - Still Slipping vol 1
Vi ricordate quando Joy Orbison era un giovane nome baciato dall’hype? Be’, di tempo ne è passato un sacco e lui di fatto non è mai esploso nel modo in cui tutti si pensavano che esplodesse. Però ha continuato a fare cose fighe e fa quasi specie che arrivi solo adesso a pubblicare il suo primo album. Un vero e proprio saggio di elettronica made in UK.
21 Marracash - Noi, loro, gli altri
Marracash mi piace praticamente da sempre. E se il rap in Italia è un paese per giovani lui non si è mai vergognato di crescere e i suoi dischi sono cresciuti con lui.
Maturità non vuol dire vecchiaia, e in questo caso vuol dire soprattutto pensare gli album come opere fatte e finite in cui tutto è al suo posto.
20 Irreversible Entanglements - Open the Gates
Mentre il new jazz di matrice inglese si fa sempre più fighetto - ok, Shabaka a parte - gli americani stanno virando sempre più verso la musica di protesta, e questo “Open the Gates” non fa eccezione.
19 Dean Blunt - Black Metal 2
Io ho un debole totale per Dean Blunt e per i suoi dischi che durano venti minuti scarsi e che frullano dentro di tutto. Elettronica, rap, scazzo slacker, chitarrine.
Tutto.
18 Nick Cave & Warren Ellis - Carnage
Il disco covid core di Nick e Warren in esilio forzato dai Bad Seeds e alle prese con una cancellazione di tour dopo l’altra. “Carnage” è un disco imprevisto e per questo ha il valore del fulmine a ciel sereno. Anche se qua il cielo era bello scuro e questo è a suo modo un album ottimista. Amore, non andremo ad Albuquerque quest’anno, ma questi due ci hanno fregato ancora una volta.
17 Dry Cleaning - New Long Leg
Prima che cominciate a lamentarvi che non ci sono gli Idles - perché non ci sono gli Idles (anche se il loro disco mi è piaciuto abbastanza e devo semplicemente ancora metabolizzarlo) - siamo tutti d’accordo che i Dry Cleaning sono la migliore “cosa” post punk del 2021?
16 Black Saagan - Se ci fosse la luce sarebbe bellissimo
Un concept nero come la pece basato sui giorni intorno al rapimento di Aldo Moro e che guarda proprio a certa musica italiana del periodo delle library.
Una colonna sonora di un film che fa paura perché era la realtà.
15 Dinosaur Jr - Swept into Space
Vi sembrerà una scelta da nostalgico, e invece col cazzo che lo è.
Solo i Mission of Burma post-reunion hanno fatto meglio dei Dinosaur Jr post-reunion (ok, anche i Wire), ma la premiata ditta Mascis, Barlow, Murph continua a sfornare un disco bello dopo l’altro. E qua c’è un pezzo di Lou Barlow meraviglioso.
14 Nala Sinephro - Space 1.9
Forse ve ne sarete accorti, ma mi piacciono molto i dischi rarefatti e che fanno viaggiare il cervello. E questo qui in particolare è una piccola perla rara.
Mega consigliato.
13 Floating Points Pharoah Sanders & The London Symphony Orchestra
Un album di cui si è letto e scritto tantissimo.
Un disco magico. Punto e basta.
12 Damon Locks Black Monument Ensamble - NOW
La International Anthem è assolutamente la casa di questo jazz di protesta che fa del recupero delle radici e del groove una bandiera. Damon Locks davvero non ne sbaglia una mai. E poi… che copertina!
11 Moor Mother - Black Encyclopedia of the Air
Poesia, spoken word, rap… per certi versi potrebbe essere il contraltare americano dell’album di Alfa Mist. La penna di Camea Ayewa si muove agile nella storia della black music mischiando influenze musicale provenienti da epoche diverse. Da prendere in pacchetto con i lavori di Damon Locks, Alfa Mist, Sault e Irreversible Entanglements.
10 Bawrut - In the Middle
Il primo vero album di Bawrut dopo una valanga di singoli ed EP che lo hanno fatto viaggiare dentro e fuori dal dancefloor senza soluzione di continuità. “In the Middle” è un concept ambizioso sulla musica e la storia del Mediterraneo vista da un goriziano di casa a Madrid. Contiene una delle mie tracce preferite del 2021.
9 Dialect - Under~Between
Musica elettronica e acustica, classica contemporanea, jazz e ambient: “Under~Between” è un altro di quegli album nati in pandemia e che provano a raccontare l’animo umano attraverso l’esplorazione sonora. Esperimento riuscitissimo.
8 Damon Albarn - The Nearer the Fountain, More Pure the Streams Flow
Il disco isolazionista di Damon Albarn, un po’ Scott Walker e un po’ “Everything Robots” (che resta la sua cosa più bella degli ultimi dieci anni). Tanto poi ci sono sempre i Gorillaz per fare un po’ di casino e i Blur per fare cassa (scherzo, solo cuori per Damon e questo disco fa piangere lacrime belle).
7 L’Rain - Fatigue
Ne avevo parlato nel vecchio numero della newsletter, quindi non vi scrivo niente più oltre che è un disco pazzesco.
6 Madlib - Sound Ancestors
Praticamente della roba di Mablib assemblata e arrangiata da Four Tet (e infatti è pieno di campanellini). Per me è abbastanza per gridare al miracolo.
5 Not Waving - How To Leave Your Body
Alessio è un altro di quelli che mi fregano sempre e ogni disco è un passo avanti rispetto ai precedenti. Questo l’ho amato alla follia. E poi c’è questa qui.
4 Low - HEY WHAT
Tutti questi anni di carriera, tutti questi dischi bellissimi, tutta questa voglia di continuare a rischiare e sperimentare. Meno male che esistono i mormoni a Duluth. E Days Like These è la canzone dell’anno.
3 Notwist - Vertigo Days
Volevo metterli primi solo perché continuano a fare capolavori che passano inosservati perché non sono giovani, non sono belli e sono pure tedeschi. E però vincono sempre loro, lo diceva pure Gary Lineker.
2 Little Simsz - Sometimes I Might Be Introvert
Io la amo da quando l’ho visto dal vivo a Brighton e mi ha preso e portato via.
Ogni disco è un passo avanti e questo, per visione e ambizione, super addirittura “GREY area” e Point and Kill è la mia “seconda” canzone dell’anno.
Kanye West - Donda
La verità è che potrà essere lungo e sparso quanto volete, ma non c’è un album che nel 2021 ho ascoltato come ho ascoltato “Donda” e cioè con la sensazione di scoprire qualcosa di diverso ogni volta. Un dettaglio, un cambiamento improvviso, la batteria che entra dopo 5 minuti e i synth che spaccano tutto. Poi, chiaro, non tutto è all’altezza, non tutto è memorabile, ma state parlando con uno che ha fatto l’alba più volte per vedere cosa combinava ‘sto scemo e quindi…
1 Parannoul - To See the Next Part of the Dream
Ok, prendetemi per scemo, hipster (si dice ancora hipster), quello che vi pare a voi, ma il mio disco preferito del 2021 - giuro - è un disco di indie pop shoegaze coreano di cui non capisco neanche una parola, ma ha un sound che mi fa impazzire.
Ah, è uscito solo in digitale e in cassetta. Ve l’ho già detto che il 2021 è stato l’anno delle cassette?