Franco Battiato
Franco Battiato ha cantato la morte.
Più di ogni altra cosa. Una morte attesa, attraversata, se non fosse un ossimoro terribile verrebbe da dire quasi vissuta.
La morte nella poetica di Battiato non è mai associata alla parola fine. È un passaggio, solo un altro punto del percorso. Una linea invisibile che divide in due la mappa dell’esistenza: non il contrario della vita, ma la sua continuazione. Franco Battiato si è preparato e ha preparato tutti noi all’avvicinarsi di questo momento. Con le sue canzoni ha domato il tempo e lo spazio, dominato il suono, inseguito e raggiunto una libertà che è propria solo di quelli davvero grandi. È stato tutto quello che è voluto essere: colto e popolare, mistico e carnale, sincero e ingannatore. Il contrario, l’opposto.
Vorrei dire che ci mancherà, ma non è vero.
Perché Battiato non se n’è andato e non se ne andrà mai. È solo passato dallo stato solido a quello gassoso. E ora è finalmente di tutti.
Come l’aria.